“Paolo Borsellino ha sempre creduto nell’utilità del lavoro rivolto ai giovani. La sua intensissima attività di contatto con i ragazzi era uno dei suoi passatempi preferiti: la riteneva particolarmente fruttuosa, paradossalmente più utile della stessa attività giudiziaria”. A parlare è l’ex magistrato Vittorio Teresi, presidente del Centro studi Paolo e Rita Borsellino, che al telefono con la Dire commenta la traccia della maturità 2025 che parte dal brano ‘I giovani, la mia speranza’ a firma del giudice ucciso il 19 luglio del 1992 nella strage di via D’Amelio. “L’antimafia sociale, dell’educazione, della crescita sociale e della solidarietà: erano questi i valori fondanti della nostra Costituzione che Borsellino trasmetteva ai ragazzi – ancora Teresi -. Lo faceva con una passione inarrivabile che veniva percepita dai giovani di quel tempo”. Quella stessa “passione” e quella stessa “curiosità” che Teresi riscontra oggi “nelle migliaia di giovani che vengono a trovarci – racconta – al Centro studi Paolo e Rita Borsellino – perché vogliono conoscere queste storie”. Secondo Teresi “c’è una grande sete di conoscenza” da parte dei giovani nonostante “il clima generale di dismissione di impegno nei confronti della mafia, con la struttura delle norme volute da Falcone e Borsellino e gli stessi obiettivi raggiunti con il loro sacrificio sembrano piano piano dimenticati e non più considerati”. I giovani, però, “vengono a Palermo e vogliono conoscere le storie di questa città degli anni Ottanta e Novanta – conclude Teresi -. Quando conoscono quelle vicende rimangono allibiti e vanno via fortunatamente con l’impegno di approfondirle”.
Ringraziamo Salvo Cataldo dell’agenzia di stampa nazionale Dire.